Landessekretär Bettio zum Parteikongress

Il Segretario Carlo Bettio sul suo profilo Facebook commenta così l’esito delle primarie nazionali

Post lungo sulle primarie PD, avviso prima così, nel caso, vi evitate una lettura noiosa.
In attesa della proclamazione della nuova Segretaria Nazionale del PD che avverrà il 12 marzo, le primarie continuano a far discutere. Devo ammettere che alcuni dei commenti che leggo, anche da parte di autorevoli dirigenti o ex dirigenti del Partito Democratico, mi lasciano piuttosto perplesso. In particolare non mi convince l’analisi della cosiddetta scollatura tra iscritti e partecipanti alle primarie. I circoli del PD che hanno una loro vita autonoma, che operano nel territorio, che fanno iniziativa politica costante e sono in rapporto coerente con l’amministrazione comunale (che il PD sia in maggioranza o all’opposizione) vedono pressochè confermato l’orientamento tra iscritti e partecipanti alle primarie. E questo avviene indipendentemente che la scelta si sia orientata verso la Schlein o verso Bonaccini. Perchè questo aspetto viene misconosciuto? Non ho una risposta definitiva, credo concorrano diversi aspetti, il primo è che molti dei commentatori non hanno una idea concreta di che cosa sia oggi un circolo del PD. Ne parlano proiettando la loro idea di partito, spesso congelata ad un modello che non esiste più da tempo, oppure prendendo a prestito luoghi comuni che affollano i commenti giornalistici, altri invece semplicemente non hanno mai messo piede in un cirolo o è da molto tempo che non partecipano ad una iniziativa di un circolo, o perchè effettivamente il circolo a cui afferiscono non produce iniziativa, o non si riunisce, o perchè da tanto tempo ne trascurano la frequentazione. Il primo scollamento, quindi, non è tra elettori e partito, ma tra alcuni dirigenti e i circoli, tra dirigenti e iscritti. La prossimità con le persone, tema che ha riempito il dibattito congressuale, andrebbe ricostrutita a partire da qui. Elementi peraltro già analizzati alcuni anni fa con dovizia di particolari da Fabrizio Barca. In linea di massima, con le approsimazioni del caso, i circoli che vedono completamente capovolto il risultato tra iscritti e partecipanti alle primarie, sono spesso caratterizzati da scarsa iniziativa ed in alcuni casi si attivano soltanto in prossimità delle elezioni amministrative, assomigliando più ad un comitato elettorale e vivendo una dimensione completamente autoreferenziale. Un altro aspetto che mi ha lasciato perplesso, riguarda le regole. Nei quattro documenti congressuali, soltanto Cuperlo prevedeva che la scelta sul segretario tornasse agli iscritti, mantenendo invece le primarie per la scelta delle cariche elettive. Paola De MIcheli proponeva di mantenere le primarie aperte ma di far valere doppio il voto degli iscritti, mentre Bonaccini e Schlein propendevano per il mantenimento dell’attuale sistema. Le primarie aperte esistono dalla nascita del PD, e seppur ridimensionate nel numero dei partecipanti, rappresentano un modello unico al mondo di selezione del leader di un partito. Mi stupisce il fatto che oggi in tanti mettano in discussione questo modello, utilizzando il falso argomento dello scollamento, e al contempo, al congresso la proposta di Cuperlo sia stata votata da meno del 10% degli iscritti. Stefano Bonaccini ha spiegato con correttezza intellettuale indiscutibile che le regole non si cambiano perché l’esito del confronto non è stato favorevole. Serve più analisi, più iniziativa politica, più attenzione. Un vecchio amico e compagno mi ripeteva spesso questo concetto: “ricordati Carlo, la politica si fa, non si dice”. La differenza tra fare politica e parlare di politica sta tutta in queste parole. Credo si debba tornare a farla più che a parlarne.


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